Guida per leader allo sviluppo della resilienza

Anna TontiSenior Consultant, Trainer, Coach

La resilienza è fondamentale, soprattutto nelle organizzazioni d’oggi, in quanto permette di affrontare con successo anche i momenti più difficili e incerti.

Come abbiamo visto, le ricette per sviluppare resilienza personale e organizzativa purtroppo non esistono. Ogni soluzione di resilienza è legata a un contesto specifico. Gli studi però hanno individuato alcune linee guida per chi vuole essere pronto per ogni evenienza.

Linee Guida a livello organizzativo

Mappare le fragilità

Ogni sistema, sia un team o un’intera azienda, ha delle fragilità che possono assumere le forme più diverse: da quelle di lungo termine (esposizione agli shock ambientali o di mercato ad esempio) a quelle legate alla cultura (mancata accettazione del rischio e dell’errore, conformismo di pensiero o di comportamento, tanto per citarne alcune) o di contesto (ad esempio la forte dipendenza da un tipo di prodotto particolarmente redditizio ma unico). Ogni fonte di fragilità richiede interventi molto diversi ma è fondamentale saperle riconoscere in modo oggettivo.

Monitorare i feedback:

Cogliere in tempo reale le informazioni che dall’ambiente esterno segnalano un protezionale sconvolgimento. I rischi non sono di per sé sempre forieri di sciagure, per chi sa cogliere i segnali in tempo possono anche diventare motori di innovazione potentissimi.

Comunicare in modo chiaro

Parlare alle proprie persone in modo trasparente di cosa sta succedendo e di quali sono le proprie intenzioni senza “indorare la pillola” aiuta a far loro capire i cambiamenti in atto e le aspettative che si hanno nei loro confronti.

Linee guida a livello personale

Trovare uno scopo personale

Si tratta di individuare il proprio scopo, la personalissima ragione che ci spinge ad andare avanti anche in momenti difficili. Come ha spiegato Victor Frankl, un famoso psicologo sopravvissuto all’orrore dei capi di concentramento: “una volta che una persona ha trovato uno scopo personale, ciò non solo lo rende felice ma gli dà la capacità di far fronte alla sofferenza”.

Rafforzare l’intelligenza emotiva

Essere consapevoli delle proprie emozioni e saper gestire quelle tossiche aiuta a mantenere lucidità e a concentrarsi su ciò che sta accadendo ora senza cedere a un dannoso rimuginio o a fughe mentali verso ciò che era o ciò che sarà.

Costruire un network di relazioni

Tutti gli studi sulla resilienza sono concordi nel dire che una rete sociale solida sia fondamentale nel mantenere una buona resilienza emotiva. Avere delle persone – amici, colleghi o conoscenti – con cui parlare aiuta a eliminare il senso di solitudine, mette nelle condizioni di confrontarsi con punti di vista diversi e di ricevere preziosi feedback.

Coltivare la compassione

Ricordarsi che i nostri collaboratori, o colleghi, sono diversi da noi e che quindi i loro comportamenti saranno diversi da quelli che noi avremmo adottato in analoghe circostanze è un passaggio spesso trascurato nella pratica manageriale. Coltivare la compassione verso se stessi e verso gli altri favorisce la crescita di un clima di fiducia e collaborazione.

Scritto da

Anna Tonti

Anna è formatore, consulente organizzativo e coach PCC ICF. Dopo la laurea ha lavorato nella direzione Risorse Umane di aziende multinazionali e dal 1998 si occupa di consulenza e formazione. Appassionata di Intelligenza Emotiva e attenta ai fenomeni nuovi a livello sociale e organizzativo, ricerca nella sua attività di coach e formazione il coinvolgimento attivo delle persone. È anche specializzata in temi di leadership, gestione dei conflitti, relazioni difficili, learning agility e problem solving creativo.
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